La strage scomparsa (l’eccidio alla Fiera di Milano, 12 aprile 1928)

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5 risposte

  1. luc nemeth ha detto:

    Buongiorno (pregasi scusare il mio imperfetto italiano).

    Lo so che il fascismo milanese, talvolta anche detto gianpaolista, aveva degli aspetti particolari -e comunque elementi suoi possono essere stati qui operanti- pero mi sembra poco convincente la rapidità della transizione qui fatta, dal -chiaramente troppo dimenticato dagli storici- progetto di legge del febbraio 1928, alla responsabilità di questi elementi, attraverso la domanda : “Ma sarebbe quello lo scopo di una strage “interna” solo un segnale da parte della frangia più estrema del PNF?”
    Non è, che io voglia ad ogni costo coinvolgere lo stesso Mussolini, però farò anche io una domanda più avanti. Come qui ricordato : il progetto di legge attribuiva al Gran Consiglio fin al diritto di decidere… la successione al trono. Altrettanto dire che questa volta il re, che aveva sempre firmato tutto ed il resto, non poteva decentemente firmare… la fine del mestiere di re : fece sapere che non firmerebbe.
    E’ chiaro che attraverso questo suo aspettato rifiuto, ed anche se l’opposizione diciamo costituzionale non aveva mai aveva avuto illusioni sulla sua persona però vedeva ancora più o meno nella figura del re una protezione, egli rischiava di far subito figura di… contro-potere (niente di meno) !
    Ne vengo alla mia domanda : poteva davvero prendere questo rischio politico, Mussolini ?
    Cordialmente

    PS. (polemica Giopp) Salvemeni ebbe occasione di riconoscere il suo errore -dovuto a confusione col nome di Mirko Giobbe

    • Fabrizio Gregorutti ha detto:

      Buongiorno a lei, signor Nemeth.

      Credo che la cosiddetta “diarchia”, cioè la presenza contemporanea al potere di Mussolini e del Re, fu uno dei grandi ed irrisolti problemi dell’Italia fascista, tanto da trasformarsi in quello che lei ha chiamato “contro-potere”. E’ difficile dire perché Mussolini si assunse questo rischio e perché Vittorio Emanuele III lo subì. Lo storico Silvio Bertoldi, nella sua biografia di Badoglio, ricorda che di fronte a questo affronto (perché di questo si trattò) vi fu il progetto di un golpe antifascista da parte dell’esercito contro Mussolini, golpe poi annullato. L’unica spiegazione per la decisione di Mussolini è la volontà da parte sua di “ricattare” la Monarchia e soprattutto il Principe Umberto. Ma è una spiegazione che appare ovvia. E’ possibile che dietro a questa scelta ci siano delle ..incomprensibile è invece perché Vittorio Emanuele III non reagì, rispondendo se non con il putsch di cui parla Bertoldi almeno con una crisi istituzionale, sorretta dalle Forze Armate che erano di stretta osservanza monarchica. Purtroppo Vittorio Emanuele era un individuo estremamente complesso e misterioso e le sue decisioni erano un mistero non solo per noi, ma anche anche per i suoi contemporanei ed i suoi stessi collaboratori.

  2. Gerard ha detto:

    Mi complimento con Fabrizio per quest’ennesimo racconto assai interessante che come scritto richiama il famoso discorso diarchia. E’ vero Vittorio Emanuele III fu un uomo assai complesso da comprendere. Ritengo che la sua chiusura fosse dovuta ai dolori familiari e fisici. Lo storico Francesco PERFETTI ha scritto un libro completo sulla storia delle voluminose memorie viste da alcuni e poi sembra bruciate casualmente dalla figlia Jolanda…Ma fu un uomo certamente molto intelligente e con un grande senso dello stato e della monarchia. La domanda che tange anche l’argomento specifico è perchè accettò così tante lesioni delle prerogative regie e statutarie da parte del Duce. A questa domanda, mi si perdoni la deformazione professionale, ho trovato una sola risposta: il Duce lo ricattava con elementi ai quali il Re non poteva cedere. A cominciare dal “mistero” del rifiuto di firmare lo stato d’assedio la sera del 27 Ottobre del 1922 (in cui entra anche l’assassinio di Luigi FULCI, Ministro dell’Interno del Gabinetto FACTA), per proseguire con l’omicidio di MATTEOTTI, la trasformazione della Camera dei Deputati in Camera dei Fasci e delle Corporazioni e tutto il resto. Due a mio modesto parere, gli elementi di ricatto: la presunta iscrizione del Re nel registro degli azionisti della Compagnia SINCLAIR OIL che sarebbe avvenuta però PRIMA dell’avvento del Fascismo e la comprovata bisessualità del principe ereditario. Non vi può essere altra spiegazione del perchè un Sovrano certamente intelligente e con grande senso del ruolo come Vittorio Emanuele III abbia lasciato fare così tanto e per così lungo tempo.

    • Fabrizio Gregorutti ha detto:

      Grazie, Gerard.

      Riguardo a Vittorio Emanuele, come dicevo nella risposta all’altro utente, il grande mistero di un uomo dalla profonda intelligenza come il Sovrano è il perché egli subì Mussolini, accettando le peggiori umiliazioni come l’ingerenza del Gran Consiglio nella successione o la nomina a Primo Maresciallo. Ogni ipotesi è legittima, ma sino a che una difficile ma non impossibile scoperta d’archivio recupererà dei documenti risolutivi, tutto rimarrà al livello di supposizioni.

      Personalmente però mi sentirei di escludere l’affare Sinclair, nonostante quanto sostenuto dal figlio di Matteotti e le parole del duca di Spoleto (brav’uomo ma abituato a spararle grosse). A prescindere dai tuoi stessi elogi del senso dello Stato e della Monarchia (contraddittorio con un Re che piglia le mazzette) non ce lo vedo un uomo dall’intelligenza di Vittorio Emanuele III lasciare le proprie “impronte digitali” su un documento di quell’importanza, così incriminante da essere ricattatorio o destabilizzante. No, credo che il ricatto, se di questo si trattò, dipenda da qualcosa di più profondo e complesso di una squallida storia di tangenti.

      Riguardo alla strage della Fiera, credo che la compromissione della Milizia di Milano sia palese: ci sono troppe coincidenze per non immaginarlo, ma a che titolo? fiancheggiamento, copertura o addirittura organizzazione? iniziativa propria o di qualche gerarca? e contro chi? contro il Re o contro Mussolini? un modo per costringere il regime ad adottare misure ancora più drastiche contro l’opposizione?

      Credo sia palese anche la responsabilità di uno o più antifascisti o presunti tali.
      Ferma restando l’innocenza di Tranquilli e dei comunisti del suo gruppo, se degli antifascisti vennero coinvolti (ed a mia modestissimo ed opinabile parere lo furono) quale fu il loro scopo finale? erano degli ingenui manovrati dalla Milizia? erano degli infiltrati del regime o di qualche potenza estera interessata a creare il caos in Italia? e soprattutto cosa ne è stato di loro nel Dopoguerra?
      Il suicidio di Ceva con il suo “forse” finale mi ha sempre dato da pensare. Mi viene facile collegare piazzale Giulio cesare alla campagna di attentati dinamitardi di due anni dopo.

      Temo che la risposta non la conosceremo mai.

  3. Gianfranco Pasqualetti ha detto:

    Ottima memoria riepilogativa.

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