Polizia, ricerche e onestà intellettuale
Siamo entrati in una nuova fase, qui a Cadutipolizia.
Questa fase è costituita dalle ricerche che, con linguaggio da carpentiere, definiremmo “lavori di fino”. Si tratta di muoverci in un terreno molto pericoloso che riguarda momenti storici della nostra tormentata Polizia assolutamente contorti. O scarsamente approfonditi. Oggi ho terminato gli inserimenti degli ultimi Caduti appartenenti alla Polizia Repubblicana, organismo che in molti (in modo assolutamente superficiale) hanno cercato di nascondere e dimenticare, alla stregua di un vecchio parente la cui presenza al grande tavolo dei commensali crea imbarazzo.
In questo ambito fin dall’inizio ci siamo mossi con i piedi di piombo: il periodo di vita del Corpo fu troppo breve per garantire una sorta di continuità storica, i suoi compiti furono troppo spesso associati a episodi genericamente affrancati come “crimini di guerra”, ignorando come tantissimi giovani militari di questa strana Polizia aderirono fin da subito alle formazioni partigiane, dimostrando un totale disaccordo con le direttive del regime e spesso pagandolo con la vita. Mi vengono in mente di getto i 15 ragazzini poco più che imberbi trucidati a Montefiorino, dopo che si furono consegnati spontaneamente ai loro carnefici; mi vengono in mente le decine di poliziotti repubblicani che, disimpegnando il loro servizio comunque in modo obiettivo, furono uccisi spesso dopo atroci torture o dopo essere stati strappati all’affetto delle loro famiglie nonostante la guerra fosse finita.
Separare il loglio dal grano è in questo frangente molto difficile e rischioso. I poliziotti repubblicani che troverete censiti su questo portale sono con altissime probabilità avulsi da tutte le porcherie che un Koch, un Carità, un Collotti o un Caruso commisero in nome di un’ideologia agonizzante. Furono poliziotti che si trovarono geograficamente in un settore dell’Italia improvvisamente proiettato in un incubo. Qui non è questione di ideologia, di opportunismi o di esaltazione. Qui è solo questione di storia.
In questi giorni la Redazione si sta confrontando su alcune decine di nomi di Caduti apparentemente appartenenti alla Polizia Repubblicana, ma sui quali non vi è certezza assoluta. Le fonti da sempre assunte come guida sono in questo caso spesso contraddittorie, indicando lo stesso Caduto prima come poliziotto, poi come militare, addirittura come civile o appartenente al P.F.R., alla G.N.R., alla L.A.P. o ad altre formazioni genericamente definite di “para-polizia”; altri nomi sono poi stati letteralmente espunti da una o più liste, inghiottiti nuovamente dall’oblio del tempo.
Per dare loro una posizione storica definitiva non basta internet, non bastano le emeroteche e nemmeno gli uffici delle anagrafi comunali che da sempre ci hanno aiutato nel fare chiarezza sui singoli tragici eventi che portarono alla morte di un uomo in divisa. Non c’è convergenza nemmeno sulle cause del decesso: fucilazione sommaria, assassinio, agguato, scomparso o disperso….sono tutte indicazioni che si alternano addirittura negli aggiornamenti delle stesse liste che variano di anno in anno. Questo rende le nostre ricerche ancora più difficili, non potendo confrontare ogni anno centinaia di nomi anche solo su un’unica lista.
Siamo perfettamente consapevoli che alcuni dei Poliziotti Repubblicani già inseriti potrebbero non esserlo più stati al momento del decesso. Di più. Potrebbero addirittura essere stati proprio quei “criminali di guerra” che con tutte le nostre forze abbiamo cercato di tenere fuori da questo sacrario virtuale.
Non ce ne vogliate.
Anzi, aiutateci a fare chiarezza. Se avete notizie corroborate da fonte certa sul singolo Caduto, non esitate a contattarci o a intervenire all’interno della stessa scheda del Caduto. Ricerca storica è anche e soprattutto condivisione delle informazioni, e questo al di fuori di ideologie o schemi mentali. Non sarà per noi un problema eliminare quei Caduti comprovatamente collusi con le porcherie commesse in quel terribile periodo.
Oltre alla Polizia Repubblicana, c’è un altro settore sul quale abbiamo pochissime notizie: quello della Polizia dell’Africa Italiana. In questo sito troverete censita qualche decina di agenti PAI: ci rendiamo perfettamente conto che questo numero di Caduti non rende neppure lontanamente omaggio a tutti gli altri Colleghi morti in terra d’Africa durante i combattimenti o più semplicemente nel corso del normale servizio di Polizia nelle Colonie dell’Impero. Non si tratta solo di militari italiani, ma anche di tutti quegli “Ascari di Polizia” che collaborarono attivamente con la PAI, facendone parte a tutti gli effetti. Indigeni che dimostrarono in moltissimi casi un coraggio e un’abnegazione tali da fare impallidire anche il più scafato veterano di guerra.
Siamo certi che da qualche parte esiste un elenco pressoché completo di questi Caduti. Il Ministero delle Colonie prima e quello della Guerra poi furono sempre molto precisi nel tenere tutta la contabilità di quello che fu un Corpo d’élite della Polizia italiana: quella sui suoi Caduti non deve avere certo fatto difetto. Eppure i nomi continuano a essere dannatamente pochi. I nostri strumenti sono grossolani, nessuno di noi è uno storico titolato e le nostre fonti informative arrivano solo fino a un certo punto. Tutto questo fa pesare ancora di più tutta l’amarezza per un lavoro che giocoforza risulta incompleto, quando invece la PAI – la cui storia è stata magistralmente ricostruita grazie soprattutto all’opera di Raffaele Girlando – meriterebbe ben altre sorti anche per i suoi Caduti.
Anche in questo caso, non ce ne vogliate: nessuno di noi ha mai avuto la presunzione di essere onnisciente e infallibile. E anche qui, la condivisione delle informazioni è la strada maestra che abbiamo sempre prediletto.
Vi chiediamo dunque pazienza e indulgenza. Pazienza per un lavoro che si evolverà giorno per giorno, poiché la ricerca storica riserva sempre sorprese continue. Indulgenza per un metodo che ai palati più delicati potrà apparire grossolano, raffazzonato, impreciso, magari puerile.
Ma fatto col cuore.
Per la Redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore