QUESTA VOLTA PARLIAMOCI CHIARO
Oggi mi è capitato di incontrare una certa persona che non vedevo da qualche tempo.
“Ciaocomestaidaquantotempononcivediamocheffai” eccetera.
Solitamente una persona piacevole, dalla conversazione brillante e dall’humour contagioso. Per farvela breve, mi sono seduto tranquillamente al tavolino del bar, davanti ad un caffè e circa trenta minuti dopo mi sono alzato in uno stato che definire inquieto è un eufemismo e che ho potuto poi affrontare solo di fronte al Mac di casa, cercando di riepilogare l’accaduto.
Non sarei mai in grado di precisare come diavolo siamo arrivati sull’argomento, ma la Certa Persona, con tono grave ad un certo punto mi fa “Leggo ogni tanto il vostro Caduti Polizia . E’ interessante (seguono complimenti) però non capisco una cosa…perché inserite anche dei partigiani?”.
Devo avere inarcato il mio sopracciglio più o meno all’altezza del cuoio capelluto, perplesso. Di fronte alla mia risposta (talmente ovvia da essere imbarazzante) che i poliziotti durante la guerra civile erano divisi come il resto del Paese e che qualora Caduti erano da considerarsi Caduti al servizio dell’Italia, la Certa Persona ha ritenuto di doversi spiegare meglio. Ha preso lo smartphone e mi ha fatto leggere la scheda dedicata a Maurizio Giglio, da me scritta agli esordi del sito. “Capisco tutto, ma Giglio era un traditore…”
La mia perplessità è stata sostituita da una vena che ha cominciato a pulsarmi a lato della tempia.
Per chi non rammenti la figura del tenente ausiliario di Pubblica Sicurezza Maurizio Giglio e non abbia voglia di rileggersi né la scheda, né le righe che gli dedicai qualche anno fa, ne riepilogo la vicenda: rampollo dell’alta borghesia romana, padre alto dirigente dell’OVRA (i servizi segreti del regime), volontario di guerra come giovane sottotenente di fanteria, eroe del fronte greco albanese e della difesa di Roma, nell’autunno 1943 è riparato nel Regno del Sud. Se il Re ha mancato al suo giuramento nei confronti dell’Italia, non è un buon motivo per cui lo faccia il tenente Maurizio Giglio. Questi viene arruolato dall’OSS, l’antenata della CIA, perché ritorni a Roma e coordini una rete di informatori che possa aiutare gli Alleati quando sarà il momento di muovere verso la Capitale italiana. Giglio accetta e poche settimane dopo si arruola nella Polizia Ausiliaria, diventando una delle pedine più importanti del grande gioco , della guerra segreta di spie che si combatte nella Città Eterna. E’ lui a segnalare i movimenti e le azioni di SS e collaborazionisti, come il tenente ausiliario di PS Pietro Koch, torturatore, psicopatico e serial killer di Stato, del quale nel mio articolo narravo così le sue imprese:
(…)Gli arrestati vengono sottoposti a feroci pestaggi all’interno della pensione da lui requisita e trasformata in prigione, gettati sotto docce bollenti, sodomizzati con manici di scopa, ustionati, sottoposti a scosse elettriche, le loro ossa vengono spezzate a colpi di pugni, calci e manganelli (…).
(anni fa qualcun altro mi disse che Koch era un “male necessario” ….potenti Dei!)
Alla fine Giglio cade nelle mani di Koch e viene sottoposto a tortura, la più feroce mai subita da una delle sue vittime
(…) Maurizio urla.
Urla disperatamente quando è gettato sotto la doccia bollente, quando le sue ossa vengono spezzate, quando le scariche elettriche vengono fatte passare attraverso il suo corpo.
Urla, sino a che non gli rimane più fiato in gola, sino a che prega mentalmente Dio di farlo morire.
Urla, ma non parla. Non fa il nome degli altri membri della sua rete e del capo dell’OSS a Roma. Non è riuscito a salvare i suoi uomini in Grecia e durante la difesa di Roma.
Lo fa ora (…)
Non riusciranno a spezzarlo. Koch lo regala ai tedeschi che lo trasporteranno alle Fosse Ardeatine e lì lo ammazzano insieme ad altri 334 compagni di sventura. Muore gridando “Viva l’Italia!”
Cerco di spiegarlo, alla Certa Persona. Cerco di fargli capire che Maurizio Giglio, morto a 23 anni per liberare il nostro Paese è morto per consentire anche a lui di dire bestialità, che non si ha il diritto di giudicare un Eroe con il nostro metro borghese di oggi.
Inutile. Più facile saltare i fossi per lungo.
La Certa Persona mi snocciola dati provenienti da uno storico rispettabile, da uno un po’ meno e da un bravo divulgatore di Storia che, dopo alcuni successi iniziali, ha cominciato a rimirarsi il pisello. Dopo aver pensato di avermi seppellito, tira fuori nuovamente lo smartphone e mi snocciola altri due casi (amico bello… penso io ma da quanto tempo ce li avevi sul gozzo?).
Alberto Cavallera e Antonio Lemme, rispettivamente 20 e 17 anni e mezzo. Quest’ultimo è il più giovane agente ucciso in servizio in tempo di pace. Sono ex partigiani delle brigate SAP ed ora sono agenti ausiliari della Polizia della Ferrovia della Stazione di Torino (l’attuale Polizia Ferroviaria) . Il 10 giugno 1945 vengono uccisi da due SS italiane latitanti, all’interno della Stazione di Porta Nuova.
“Ma come fai a inserire due della Polizia partigiana? Hai letto cosa ne scrive Tizio nel suo libro?”
Io inizio a pensare che ho più rispetto per certi morti che per certi vivi, specialmente se storici revisionisti. Ma su un punto sono d’accordo: nella Polizia Ausiliaria del post Liberazione entrò di tutto e di più e tra questi anche fanatici e criminali comuni, insieme a reduci desiderosi di avere uno stipendio sicuro e sinceri patrioti. Esattamente come nella Polizia Ausiliaria della RSI. Anzi, a differenza di quest’ ultima, gli agenti della Polizia Ausiliaria del Dopo Liberazione non avevano (o non erano costretti a subire) un padrone malvagio come la Germania Nazista. Gli orrori di Schio, Ferrara, Carpi e gli altri crimini in cui vennero coinvolti alcuni agenti ausiliari del Dopoguerra non cambiano la realtà. Chi era criminale sotto la RSI, poteva agire impunemente certo di essere “coperto” dai tedeschi, il vero governo di allora. Chi era criminale nel Dopoguerra sapeva che avrebbe dovuto pagare il prezzo del proprio delitto, qualora catturato.
Ma la Certa Persona insiste
“le due SS erano dei patrioti. I due agenti erano al servizio dello Straniero”
Le vene iniziano a pulsarmi forsennatamente a lato delle tempie.
Due SS che avevano fatto giuramento non a Mussolini o alla RSI (che a scanso di equivoci considero un Capo dello Stato ed un governo golpista ma almeno italiano) lo avevano presentato a Hitler vengono definiti patrioti. Probabilmente io e la Certa Persona non diamo lo stesso significato alla parola.
Poi la Certa Persona prorompe in una frase che nel 99% dei casi è l’autocertificazione dell’incompetenza in Storia da parte del soggetto
“Perché la Storia la scrivono i vincitori”
Gli rido in faccia, comprendendo di non trovarmi di fronte al mirabolante 1% ed inizia tra di noi una discussione serrata e durissima che termina con un unico dato di fatto: l’incapacità di trovare un punto di convergenza.
Più tardi, mentre torno a casa, rifletto su alcuni punti. Per quanto fino a mezz’ora prima avessi considerato la Certa Persona come un soggetto brillante rimanendone ora deluso, non è l’unico a ragionare in questo modo. Tempo fa mi scontrai in Rete con un interlocutore che sosteneva che i tre Martiri di Fiesole, cioè i tre carabinieri fucilati dai tedeschi nel 1944 perché accusati di attività resistenziale, non potevano essere partigiani “E chi ce lo dice? Tu sei poliziotto. Dovresti diffidare delle menzogne dei comunisti.” L’Interlocutore tacque solo quando gli presentammo dati ed informazioni inoppugnabili sull’appartenenza dei tre militari alla Resistenza, ma probabilmente oggi è convinto che quei tre Eroi fossero agenti del KGB .
Ancora poco tempo fa un amico, di fronte alle mie pacate obiezioni sulle gravissime omissioni da parte di siti e pagine di estrema destra sulla strage di Malga Bala, dove vennero assassinati 12 carabinieri (una per tutte: è esemplare omettere che gli esecutori della strage fossero sloveni e che l’eccidio fosse avvenuto in territorio di etnia slovena, lasciando così intendere che si trattasse di partigiani italiani e il fatto avvenuto in Italia) mi chiese incredulo “Ma sei filo partigiano?”.
Tornando a Giglio, da anni ho interrotto i rapporti con un tizio che sosteneva, come la Certa Persona, che il tenente ausiliario di P.S. Maurizio Giglio fosse un traditore.
A questo punto, parliamoci chiaro.
Cadutipolizia.it e la consultazione di documenti d’epoca mi hanno fatto diventare apolitico.
Non credo a regimi e alle ideologie. Li considero inutili orpelli di altre epoche.
Chi vuole crederci ed illudersi di essere ancora nel 1948 o di com’era bello il 1937, affari suoi. La Democrazia è anche questo: il diritto di credere a ciò che si vuole.
Io credo nel mio Paese (a proposito, anche i partigiani comunisti si autodefinivano “patrioti”) ed è quella la mia unica ideologia.
A differenza di altri, io (e come me gli altri componenti della redazione) non ci informiamo sui siti internet www.quantoèfigalacamicianera.it oppure www.icompagniacchiappanopiùgnocca.org e non ci limitiamo ai libri di “area” ma cerchiamo di estendere i nostri modesti orizzonti culturali per cercare di capire.
Gli storici revisionisti di destra e di sinistra possono andare bene, ma fino ad un certo punto, se non vengono integrati da letture ufficiali, fatte da studiosi seri e titolati, che ci aiutino a comprendere l’epoca, il clima e gli uomini.
Fossilizzarsi su schemi da Guerra Fredda è una sciocchezza immane.
Su Cadutipolizia stiamo cercando da anni di fare questo, di comprendere insieme a voi Lettori la difficile Storia d’Italia di questi 160 anni, attraverso anche la Storia della Polizia e cerchiamo di offrirvela nel modo più puntuale possibile ma sempre con la massima onestà e buona fede, nel rispetto di chi legge e della Memoria.
Se da noi volete delle prese di posizione politiche, forse questo non è il vostro posto.
(Fabrizio Gregorutti)
A me capitò sul versante opposto, cioè con i Caduti della RSI. “Ma come puoi inserire questi nazisti??”. Ora, mi rendo perfettamente conto che dall’una come dall’altra parte separare il grano dal loglio risulta estremamente difficile. Spesso non ci sono riusciti nemmeno storici titolati, tanta fu la confusione che attraversò l’Italia in quello sciagurato biennio 1943-1945. Ma fare di tutta l’erba un fascio è degradante. Certo, nessuno di noi ha la bacchetta magica…. Proprio in questi giorni sto procedendo a inserire le ultime schede dei Poliziotti repubblicani caduti nell’adempimento di quello che comunque fu il loro dovere. Se non vi furono aperte connivenze o altrettanto palesi coinvolgimenti del singolo militare in crimini di guerra, sono Caduti che meritano di essere inseriti in questo Sacrario virtuale, con buona pace dei benpensanti dalla coscienza forzatamente immacolata. La nuova piattaforma consente ai singoli frequentatori di poter dire la loro anche all’interno della scheda del singolo Caduto, proprio per ovviare agli inevitabili errori di natura storica che hanno riguardato alcuni di loro. Proprio perché non siamo perfetti, non ci costerà nulla eliminare un qualsiasi Poliziotto colpevole di nefandezze. Ma questo vale per tutti, non solo per alcuni: la storia non la scrivono i vincitori e non può né deve essere interpretata a senso unico. Se a distanza di oltre 70 anni da quel periodo terribile non c’è ancora chiarezza su chi ha fatto cosa quando, secondo voi si riuscirà mai a tracciare una linea di demarcazione netta tra il Bene e il Male?…. Io credo di no.
Purtroppo credo che in questo Paese la guerra civile non sia mai terminata. E non mi riferisco tanto al conflitto interno tra il 1943 ed il 1945, quanto a quello iniziato all’indomani della Grande Guerra, con il Biennio Rosso e con decine di morti nelle strade, la prima divisione netta tra italiani.
Se andiamo a vedere non è cambiato nulla: la contrapposizione c’è ancora. Nel 2017 siamo ancora ridotti a vedere la politica come contrapposizione tra i biechi fascisti pronti a manganellare e fare bere ettolitri di olio di ricino agli innocenti, dall’altra i perfidi rossi mangiabambini e guardiani di Gulag.
La nostra Storia nazionale è bloccata in un unico, interminabile 1919 dal quale non riusciamo a uscire e, sinceramente, dubito che potremo mai farcela.
sono una persona (figlio di un vostro collega dal 1951 al 1987) che segue il vostro sito con interesse, e lo ritengo nella fattispecie del periodo bellico un sito super partes, questo da persona che per origine e interessi ha studiato a fondo il periodo del ventennio prima, della resistenza e della repubblica di salò, una cosa se mi viene permesso però vorrei sottolineare a mio personale parere, influenzato sicuramente dalla fame di conoscenza che neppure i miei studi in storia contemporanea e moderna (purtroppo senza conseguire la laurea) riescono a placare, credo che sia giusto anzi doveroso parlando del periodo bellico e dell’occupazione (ma anche prima) a fianco di tutti coloro che indossando la vostra divisa agirono nella resistenza e per questo ne pagarono le conseguenze con la vita (sull’argomento ottimo il libro relativo a quello che successe a La Spezia), aprirei anche una pagina “della vergogna” relativo agli aguzzini e vi spiego il perché… a volte si trovano passaggi sui vari Koch, Carità o banda Collotti, e se sui primi due il web è già abbastanza esaustivo, su tutti gli altri che en passant voi citate come famigerate squadre o ispettorati speciali rimane il vuoto, e quando c’è il vuoto informativo c’è pure il rischio del dubbio e della manipolazione storica. Sicuramente voi sarete in possesso di dati inconfutabili che relegano questi “soggetti” tra gli impresentabili, perché non far sapere chi furono, cosa fecero, di cosa si macchiarono, dopo 70 anni è giusto che si sappia, chi fu un delinquente indossando una divisa è giusto che venga passatemi il francesismo “sputtanato”, sicuramente per uno che fu scoperto magari ce ne sono 10 che la fecero franca, ma meglio quell’uno che nulla. e badate bene che questa è una cosa che ribadisco da quando ero ragazzino, quando incontrando una persona a Genova mio padre disse a mia madre … hai visto chi era? quello della vecchia zimarra che buttarono fuori che ero qui a genova io per quello che aveva fatto durante la guerra…. e alle mie domande sul eprchè rispose lapidario ..fece quello che non doveva fare…..son quasi 50 anni che mi chiedo cosa fece….
Distinti saluti da un vostro assiduo lettore
Buonasera, signor Tiziano
concordo con lei, nel modo più totale. Non ragionare sui piccoli mostri che imperversarono durante il periodo della guerra civile del 1943-1945 porta ad una autoassoluzione ed anche ad un lavaggio di coscienza che, a mio modestissimo parere, è piuttosto vergognoso.
Come certo lei ha notato esistono pochi lavori sulle “polizie” del periodo della RSI (Griner e Cernigoj su Koch, la Legione Muti e Colotti. Su Carità esiste ancora meno). Bisogna studiare ciò che accadde, perché purtroppo sottovalutare, negarli (mi è capitato anche questo) o addirittura esaltare i “piccoli mostri” è il peggior errore che potremmo mai fare e disonorerebbe le vittime e la Storia.
Isp. Fabrizio Gregorutti
Mi permetto di aggiungere una piccola postilla al pregevole commento del sig. Tiziano (che ho apprezzato per la profondità delle sue considerazioni). Sulle c.d. “formazioni di para-polizia” ritenute a torto minori abbiamo in mano oggettivamente poco materiale, se non qualche testimonianza o articolo giornalistico del dopoguerra. Parlare di un Carità è abbastanza semplice, molto più difficile è farlo di un Mazzuccato o di un Olivares, o dei vari sgherri che soprattutto in Toscana imperversarono fino alla Liberazione. Un breve cenno, per quanto non esaustivo, è stato tracciato qui:
https://polizianellastoria.wordpress.com/2016/07/17/la-banda-koch-e-le-altre-formazioni-di-para-polizia/
Come sempre, siamo a disposizione per eventuali approfondimenti.
la ringrazio per l’informazione data, ho letto con piacere e attenzione il link da lei indicato, che anche se non esaustivo rende a sufficienza l’idea della situazione, specie a chi come me oltre ad aver avuto il padre poliziotto ha avuto un nonno (il padre di mia madre) carabiniere prima in Albania poi nel regno del sud che seppure mal volentieri (comprensibilmente) raccontava di quanto fatto da reparti speciali in Albania e Montenegro, con soggetti che poi continuarono le imprese nella Rsi, ne parlava solo con mio padre ..perché lui poteva capire….. Per quello che riguarda la Polizia Partigiana ne ero a conoscenza in quanto mio padre fece servizio a genova dal 1951 al 1957 (come guardia aggiunta) al reparto celere in una caserma ricavata dall’hotel Miramare sopra la stazione Principe oggi sede di una sala Bingo raccontava che nel suo reparto una compagnia era composta completametne di ex partigiani ufficiali compresi, questa compagnia fu quasi completamente smantellata nel giro di pochi mesi dopo il suo arrivo nella maggior parte dei casi per motivi politici (ex appartenti a formazioni comuniste o socialiste, arrivando al punto di licenziare perché comunista il suocero o il cognato), questo a completamento di un’epurazione cominciata nel 1947, ma anche per altri motivi più pesanti e certamente meno onorevoli, e paradossalmente furono proprio questi ultimiche ebbero più lunga carriera in quanto per scoprire le malefatte ci vollero anni…….
distinti saluti