SOLO LA VERITA’
Il nostro compito non è giudicare la Legge, ma applicarla e rispettarla, in ogni sua forma, una sentenza, una norma giudica, un provvedimento di grazia.
Perché?
Perché siamo Poliziotti, perché se anche una grazia concessa ad una persona condannata per l’omicidio di un Poliziotto va contro ciò in cui crediamo, questa stessa è stata emessa nel nome del Popolo Italiano che noi appartenenti alla Polizia di Stato abbiamo giurato di difendere e quindi rispettare. Il nostro rispetto verso la Legge è incondizionato e totale ma finchè obbediamo con fedeltà non ci si può impedire di ricordare e di pensare.
Ricordiamo…
Il 17 Maggio 1972 il commissario Luigi Calabresi, padre di due figli e con la moglie in attesa di un terzo, dirigente dell’Ufficio Politico della Questura di Milano veniva assassinato da un killer, fuggito poi a bordo di una autovettura Fiat 125 con altri complici a bordo.
Il delitto segnava la fine di una campagna di delegittimazione e di odio con pochi precedenti nella storia del nostro paese e che affondava le sue radici nel 15 Dicembre 1969 quando l’anarchico Giuseppe Pinelli, convocato per essere interrogato dalla Polizia sulla strage di Piazza Fontana avvenuta tre giorni prima e costata la vita a 17 innocenti , morì cadendo da una finestra al quarto piano della Questura di Milano. Secondo una sentenza emessa da un libero Tribunale della Repubblica Italiana emessa nell’ottobre 1975 nessuno dei poliziotti e dei carabinieri presenti nella stanza era responsabile della morte di Giuseppe Pinelli, né tanto meno il commissario di Pubblica Sicurezza Luigi Calabresi che in quella stanza al momento nemmeno era presente al momento della morte dell’anarchico…ma nell’ottobre 1975 Luigi Calabresi era morto da tre anni, assassinato sotto casa con dei colpi di pistola esplosi alle spalle da un killer che per molto tempo rimase ignoto.
Ma prima di morire quel giorno, sull’asfalto di Via Cherubini, una via trafficata nei pressi della Fiera di Milano, il commissario Calabresi aveva iniziato a morire minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno accusato da una campagna di linciaggio mediatico senza precedenti nel nostro Paese. Lo uccisero accusandolo di essere l’assassino di Giuseppe Pinelli, lui che in quel momento non si trovava nella stanza, lo uccisero accusandolo di avere ucciso un uomo innocente gettandolo dalla finestra, lo uccisero chiamandolo Commissario Finestra , Commissario Cavalcioni.
Cercarono di distruggerlo come Poliziotto e soprattutto come Uomo.
Ed uno degli organi di stampa più attivi nel linciaggio morale dell’Uomo Luigi Calabresi fu un giornale, voce di un movimento della sinistra extraparlamentare di quegli anni che, quando il commissario venne assassinato scrisse “ Calabresi era un assassino e ogni discorso sulla spirale di violenza, da qualunque parte provenga, è un discorso ignobile e vigliacco, utile solo a sostenere la violenza criminale di chi vive sfruttando ed opprimendo …..L’uccisione di Calabresi è un atto nel quale gli sfruttati riconoscono la propria volontà di giustizia”.
Passarono gli anni, molti, troppi anni e nel 1988 furono arrestati alcuni uomini accusati di avere ordinato ed eseguito l’assassinio di Luigi Calabresi. Questi uomini erano leader e membri del movimento che aveva scritto quelle terribili frasi che abbiamo riportato poco sopra.
Non entreremo in merito alla campagna innocentista in difesa degli arrestati. In un Paese Democratico come l’Italia chiunque ha il diritto, anzi il dovere di esprimere il proprio pensiero.
Diciamo solo che ben otto processi ( fatto mai accaduto nella storia giudiziaria del nostro Paese) condannarono quelle persone per l’omicidio di Luigi Calabresi.
La persona condannata per essere l’esecutore materiale del delitto oggi ha ottenuto la grazia dal Presidente della Repubblica.
Pensiamo…
La famiglia Calabresi, l’unica titolata a esigere in questa terribile storia italiana , fin dal 1988 ha detto che non si sarebbe mai opposta alla grazia Presidenziale ma avrebbe voluto che gli accusati ammettessero le loro responsabilità e soprattutto che il linciaggio mediatico al quale fu sottoposto Calabresi fu ignobile ed infame.
La persona condannata per essere stato l’assassino del commissario Luigi Calabresi non è più l’omicida del 1972. E’ un uomo malato che in carcere si è sempre comportato con dignità. E l’uomo che richiedendo la grazia al Presidente della Repubblica ha riconosciuto l’Autorità dello Stato. E’ soprattutto colui che dopo avere assassinato Calabresi risalendo su quella Fiat 125 con a bordo i suoi complici mormorò sconvolto “ che schifezza ci hanno fatto fare” .
Noi Poliziotti oggi non vogliamo vendette. Giustizia è stata fatta in nome del Popolo Italiano e questo ci basta. Lo Stato può permettersi di essere generoso nei confronti di un uomo malato.
Ma da quello stesso uomo noi vogliamo una sola cosa: la verità, nulla di più e nulla di meno.
Vogliamo che l’uomo che pochi istanti dopo avere ucciso riconobbe con se stesso l’orrore di quanto aveva fatto ritrovi il coraggio e dica davvero ciò che accadde quel giorno e perché.
Non vogliamo altro, come Cittadini di questo Stato per il quale Luigi Calabresi è morto.
Ci basta solo la verità.
(Fabrizio Gregorutti)