La Polizia Repubblicana
L’apertura in formato digitale di numerosi archivi storici e giornalistici sta permettendo di censire ulteriori Caduti appartenenti a questo tipo di Polizia, la cui operatività fu davvero brevissima.
Questo ci permette di fare alcune considerazioni di carattere sia storico, sia metodologico.
Sotto il primo aspetto, la Polizia Repubblicana nacque ufficialmente nel novembre 1943, all’indomani della costituzione della Repubblica Sociale Italiana dopo l’armistizio dell’Otto Settembre e la “liberazione” di Mussolini dalla sua prigionia sul Gran Sasso. L’estensione territoriale di questo “Stato nello Stato” subì continue variazioni, tutte in senso restrittivo, man mano che la guerra di liberazione proseguiva, con gli Alleati che quotidianamente guadagnavano chilometri verso il Nord. La sua massima estensione arrivò fino a ricomprendere Lazio e Abruzzo; quella minima, nell’aprile 1945, arrivò all’Emilia Romagna. La sua Polizia fu un “lampo” istituzionale che arruolò spesso forzatamente molti giovani, alcuni dei quali già poliziotti nel Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza: agenti che avevano giurato fedeltà al Re e che si trovarono a dover decidere in poche ore se giurare fedeltà a Mussolini o se darsi alla macchia. Fu anche una Polizia nella quale trovarono rifugio tutti coloro che volevano evitare di trovarsi sbattuti chissà dove attraverso gli arruolamenti forzati che il Duce-fantoccio, asservito ai voleri di Hitler, continuava a imporre nel disperato tentativo di difendere un ideale ormai agonizzante. Il dato che balza all’occhio nel censimento di questi Caduti è drammatico: in appena 17 mesi di attività operativa, caddero ben 1082 agenti (ma il numero è destinato senz’altro ad aumentare con le nuove ricerche in atto), una media di 63 al giorno. E questo solo a conteggiare i caduti dell’articolazione militare del Corpo. Quella civile, costituita dai Funzionari dell’amministrazione di pubblica sicurezza della RSI, ne perse 69. Certo, le stragi maggiori furono compiute dai bombardamenti e mitragliamenti aerei che si fecero sempre più cruenti e concentrati man mano che proseguiva l’avanzata alleata. Ma come trascurare ad esempio i barbari episodi di giustizialismo sommario che avevano alla loro base molto spesso più la sete di vendetta che non quella di reale giustizia? Mi vengono in mente le 15 guardie ausiliarie della Compagnia di Modena che decisero di disertare per andare a ingrossare le fila del movimento partigiano di liberazione: ragazzini imberbi, tutti trucidati a raffiche di mitra proprio da quei partigiani cui volevano unirsi, nonostante un salvacondotto che garantiva la genuinità dei loro valori resistenziali. O ancora, tutti quei poliziotti repubblicani (e furono tanti…) uccisi dagli stessi “alleati” nazisti che non ne riconoscevano ruolo e autorità, magari perché trovati in abito civile e in possesso dell’arma di ordinanza nonostante le deroghe alle disposizioni in materia di divieto assoluto di portare armi…. Una schizofrenia senza fine.
Sotto il secondo aspetto, quello metodologico, la redazione di Cadutipolizia non può e non vuole essere indicata come simpatizzante di ideologie, qualsiasi esse siano. Qui si fa storia, non politica e piaccia o no, la Polizia Repubblicana fu comunque una forza di Polizia a tutti gli effetti: molti dei suoi Caduti morirono nel medesimo adempimento del Dovere che caratterizza ciascun Poliziotto di ogni epoca. Certo, non è facile separare il grano dal loglio: la possibile collusione con le frange più violente del nazifascismo ci fa analizzare la figura di ciascun Caduto repubblicano con molta più attenzione, poiché il rischio di annoverare su queste pagine un sadico torturatore o un criminale di guerra è sempre alto. Se il “gioco” è facile per figure sicuramente compromesse come Pietro Koch, Gaetano Collotti, Giusto Veneziani e altri ancora, tutto si complica maledettamente per tutti quei poliziotti repubblicani sui quali, a distanza di tanto tempo, non è possibile tracciare con sicurezza una loro responsabilità nelle varie efferatezze che contraddistinsero il periodo della guerra civile italiana. La redazione ha adottato pertanto l’antico brocardo latino “in dubio, pro reo”, sempre pronta a eliminare le schede di quei Caduti che, a fronte di nuove scoperte, dovessero risultare indegni di annoverare il loro nome in questo sacrario virtuale.
Non accettiamo però nella maniera più assoluta di essere incasellati politicamente poiché un tale gesto è un affronto alle fatiche di cui ogni nostro ricercatore si fa carico da anni nell’attività di scoperta, confronto e contro-analisi delle fonti su ciascun Caduto: un metodo che ormai da 12 anni ci ha permesso di costruire questo luogo della Memoria di cui – perdonateci – andiamo fieri.
Per la Redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore
Salve io avevo uno zio caduto il 2 .1 1945 per mano dei partigiani a genova di nome catarinicchia giuseppe su cui sto cercando di ricostruire la sua vicenda di giovanissimo guardia ausiliare
Buongiorno sig. Pignotti.
La scheda di suo zio è presente in questo sito al seguente link:
https://www.cadutipoliziadistato.it/caduti/catarinicchia-giuseppe/
Qualora disponesse di una sua foto, non esiti a inviarcela al nostro indirizzo mail staff.cadutipolizia@libero.it
Cordiali saluti.