Sono solo rischi del mestiere?
A distanza di quindici giorni ci troviamo nuovamente a piangere un altro Collega caduto in un incidente stradale avvenuto in servizio. A pagare l’ennesimo tributo di sangue è ancora la Polizia Stradale, specialità della Polizia di Stato la più martoriata in assoluto.
Tra questi due morti così ravvicinati (ricordiamo l’Assistente Capo Coordinatore Angelo Gabriele Spadaro), altri incidenti che hanno visto coinvolte le nostre pattuglie col Centauro, fortunatamente con soli danni ai mezzi. Danni in alcuni casi molto pesanti.
Nel continuo tam-tam mediatico, una delle voci più ricorrenti che capita di leggere nei vari commenti è quella di “rischio del mestiere”. Una frase con la quale sembra si voglia mettere a tacere tutto, la panacea di tutti i mali, una giustificazione che va bene per ogni occasione….
Ma è davvero così?
A voler perdere 5 minuti del nostro tempo, possiamo partire da una statistica che dal 1947 ha visto un’autentica strage di “Stradalini”. E’ vero, fino agli anni Sessanta il servizio veniva effettuato quasi esclusivamente in moto, a tutte le ore del giorno e della notte, con qualsiasi condizione meteo, in una rete viaria ancora messa male. Poi, a partire dagli anni Settanta si capì che la sicurezza degli operatori di Polizia Stradale non poteva che aumentare con l’impiego di autovetture: le moto vennero così progressivamente accantonate, ciò nonostante i morti non calarono nella misura in cui ci si aspettava.
Solo a partire dalla fine degli anni Novanta, grazie all’implemento dei dispositivi di sicurezza e al miglioramento dei criteri costruttivi degli automezzi, il numero di “Centauri” deceduti per incidente stradale calò in modo abbastanza significativo.
Un ulteriore importantissimo passo in avanti venne fatto pochi anni fa, con l’emanazione delle cosiddette “Linee-guida”, in cui furono sintetizzati i criteri di intervento nelle varie situazioni di emergenza stradale: dalla gestione di un incidente in autostrada alla corretta collocazione della cartellonistica, dalle modalità di intervento per un veicolo in contromano alla gestione di un incendio in galleria passando per l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale e molte altre belle cose ancora. Centinaia di pagine che sono diventate la “Bibbia” della Polizia Stradale: un imperativo su tutti, quello della sicurezza del personale. E ciò prima di ogni altra cosa.
Ma due morti in quindici giorni devono indurci a riflettere. Perché qualcosa, nonostante tutto, non funziona. L’unica riflessione che mi sia concessa su queste pagine è che nessuna linea-guida potrà mai fare i conti con l’imponderabile. Chi di noi esce in strada ogni giorno, lo mette in predicato: spesso ci si scherza su, si vuole esorcizzare l’idea che non si possa più tornare a casa. Con la paura ci conviviamo per tutte le 6 ore del turno, quando va bene. Chi non ha paura, o mente oppure è un pazzo irresponsabile che farebbe meglio a cambiare lavoro.
Ma la ripresa in modo così drammatico della sinistrosità che ci vede coinvolti è indice evidente di una falla che si sta aprendo nell’intero sistema che proprio quelle linee-guida vorrebbero proteggere e che mi auguro venga sanata il più presto possibile.
Quindi, perdonatemi, ma la frase “rischi del mestiere” personalmente mi va un po’ stretta.
Per la Redazione Cadutipolizia: Gianmarco Calore
(si ringrazia la redazione di FanPage.it per la concessione della fotografia)
Infatti riski del mestiere un [EDIT STAFF] !!!!Stop ai mezzi pesanti dal venerdì alle23sino alle08,00del lunedì !!!!!