Storia di una fotografia: il volto ritrovato (di Giulio Quintavalli)
Storia di una fotografia: il volto ritrovato
(di Giulio Quintavalli. Prefazione di Fabrizio Gregorutti)
PREFAZIONE
Quello che abbiamo l’onore di presentare oggi è un lavoro inedito dell’amico e collega Giulio Quintavalli, uno dei principali storici della Polizia italiana. Non si tratta di un “semplice” studio e nemmeno di un altrettanto “semplice” articolo dedicato al ricordo di un Caduto ma di un’accurata inchiesta sul lavoro dello Storico. Se poi lo studioso è anche un poliziotto che nel suo lavoro mette l’anima per ricostruire una parte della nostra Storia istituzionale ebbene, questa passione si sente, si avverte ad ogni riga. La si avverte nella descrizione della ricerca e della scoperta, efficacemente raccontate da Giulio .
Perché questa è la Storia: non solo la ricostruzione dei grandi leader o dei grandi eventi, che ci aiuta ad abbozzare un quadro, ma anche il “particolare” che ci aiuta a riflettere ed a definire, insieme ad esso, anche un’epoca.
Buona lettura!
(Per la redazione di Cadutipolizia, Fabrizio Gregorutti)
Chiunque si approccia con ragionevolezza e umiltà al fare storico non può che ammiccare a un’opinione condivisa dai più che lo frequentano: il ricercatore deve possedere tre doti: intuito da investigatore, caparbietà, fortuna.
La prima “dote” richiama il latino in e vestígium ed intende: seguire l’orma, esaminare con cura tracce e indizi, cercare diligentemente. Elemento che, vi assicuro, deve essere particolarmente accentuato in ragione delle difficoltà di fruibilità e consultabilità della documentazione prodotta dall’Amministrazione di Pubblica Scurezza, riferibile in particolare al personale del Corpo delle Guardie di città in cui militò Michele Bongiovanni, assassinato a Palermo nel 1908, oggetto di questo breve.
Difficoltà che costringe il ricercatore a percorrere vari indizi e a battere tutte le piste per cercare nuove fonti.
La seconda ”dote” è insita alle difficoltà di tali ricerche, e ve ne darò prova.
Le tante ore di ricerca passate anni orsono nei polverosi archivi seminterrati del Viminale per costruire l’Albo d’oro dei Caduti – poi confluite nel Sacrario della Polizia di Stato – rimasero inevase nella parte relativa ai fascicoli di agenti caduti in servizio antecedentemente a metà Anni Venti del Novecento.
Ben ricordo che la sola documentazione di costoro, segnatamente del Corpo delle Guardie di città, si riferiva a Stabile e Castelluzzo, due squadriglieri in servizio antiabigeato e di cattura di disertori caduti in un conflitto a fuoco nel 1916 a Contessa Entellina, importante centro agricolo e di allevamento siciliano, per mano di criminali che tesero loro un feroce agguato a colpi di doppietta.
I due fascicoli erano “sopravvissuti” al fondo archivistico del Corpo che, poiché soppresso per la Regia Guardia, istituita con r. d. 2 ottobre 1919, n° 1790 che sopprime l’attuale corpo delle guardie di città ed in sua vece istituisce il corpo della R. guardia per la pubblica sicurezza, fu versato – forse negli Anni Sessanta – nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma per fare spazio alla documentazione di nuovo personale nel contempo immesso nella P.S.
Le ragioni del fortunoso rintraccio dei due sventurati si devono all’esponenziale incremento delle Vittime del dovere durante il Biennio rosso, che mosse il legislatore del tempo ad adottare i primi importanti provvedimenti e benefici, anche economici, retrattivi, in favore di familiari ed eredi degli uomini della forza pubblica caduti per causa di servizio, tra i quali i due squadriglieri. Familiari che, edotti dell’opportunità, fecero istanza dei benefici provocando una nuova trattazione del carteggio di Stabile e di Castelluzzo, che venne pertanto separato dalla catena archivistica di provenienza per un’altra collocazione.
Il versamento in ACS del fondo Guardie di città mi impedì di individuarne altri fascicoli, compreso Bongiovanni.
Quindi, da anni il Fondo Guardie di città – Personale P.S. giace in qualche scaffale dell’ACS ed è difficilmente consultabile. Per darvi contezza di quanto non sia agevole rintracciare il fascicolo Bongiovanni, ricordo che il Corpo giunse ad un organico di oltre 11.000 uomini, e che la volatilità del personale (ovvero la tendenza a rimanere in PS per una /due rafferme, pari a 6/8 anni a seconda del regolamento del personale in vigore) generò una lunga catena archivista di molto superiore a quel numero.
Questa documentazione, al pari di tutta quella custodita dall’Archivio, è distribuita in scaffalature alte 4 metri con 5 o 6 ripiani poste lungo i due lati di numerosi corridoi, lunghi centinaia di metri, che si sviluppano per più piani. La lunghezza totale degli scaffali (ovvero la lunghezza di ogni scaffale moltiplicato per il numero di ripiani, poi di armadi e di corridoi) raggiunge centinaia e centinaia di metri, in assenza di adeguati strumenti archivistici, rendendo problematica l’individuazione della documentazione.
Questione questa affrontata nel personale studio Da sbirro a investigatore. Polizia e investigazione dall’Italia liberale alla Grande guerra per indicare la difficoltà di “fare storia della P.S.”.
Ricordo che il professore di Archivistica Generale del Corso di Laurea magistrale in Storia indicò a noi studenti che lo sviluppo lineare totale di tutti i documenti dell’ACS, ottenuto teoricamente estraendo gli stessi dalle unità archivistiche che li contengono per affiancarli l’uno con l’altro lungo un’ipotetica linea, raggiungeva centinaia di chilometri!
Risulta quindi evidente ai più scettici la difficoltà di ricostruire la vicenda umana e professionale di questo sfortunato collega, al quale non vanno in soccorso le scarne notizie riportate dal «Manuale del funzionario di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria», indispensabile per gli studi e le ricerche sulla P.S. fino al 1913, anno di chiusura.
Altre fonti amministrative del Ministero dell’Interno (Bollettino Ufficiale) possono sostenere solo indirettamente la ricerca perché, pur segnalando i «MORTI» del Corpo GG.CC. ne soprassiede le cause (naturale, malattia, fatto doloso …) limitandosi a citarne nome, cognome, sede.
A ogni modo, poiché i fascicoli del personale del Corpo GG.CC. non prevedono la fotografia dell’intestatario – diversamente dai Funzionari P.S. dove è presente dai primi corsi della Scuola di polizia scientifica, come anche per gli ufficiali del Corpo della Regia Guardia (1919-1922), per quelli del Ruolo specializzato CC.RR. (1922-1925), e del Corpo Agenti P.S. (1925-1944) – quasi sempre il ricercatore non riesce a dare un volto al poliziotto caduto.
Le suindicate argomentazioni, se da un lato rispondono a eventuali curiosità del lettore, dall’altro introducono la terza e ultima “dote” dello storico: la fortuna.
Non saprei a cos’altro ascrivere se non alla dea Fortuna (se escludiamo il telos aristotelico e altre teorie filosofiche) la proposta fattami nei primi anni Duemila di acquistare alcune foto provenenti dagli eredi del dr. Poli, funzionario di P.S. negli Anni Dieci. Tra queste un rarissimo scatto fissato su carta fotografica formato cartolina che, da oltre un decennio, implementa la mia collezione, di centinaia di “pezzi” sia illustrati sia fotografici.
L’iconografia e l’iconologia, ovvero la lettura sociale e culturale dell’immagine (anche seriale, sottoambito di fresco conio indicato come: uso sociale dell’immagine seriale) è un campo storiografico minore ma fecondo che ben approfondisco militandovi con studi universitari e alcuni saggi, anche editi dalla Polizia di Stato, come: 70 Anniversario della Polizia Stradale, dalla costituzione al terzo millennio; Quaderno dell’Ufficio Storico – Il Corpo della Regia Guardia per la Pubblica Sicurezza (1919-1922,); IN NOME DELLA LEGGE – tracce satiriche della Polizia Italiana tra Otto e Novecento.
Ritornando all’immagine fortuitamente reperita (e ben pagata) vediamo che restituisce, dopo oltre un secolo di latitanza, il volto di Michele Bongiovanni, che desidero condividere in attesa di nuove opportunità di approfondimento.
La fotografia (misure 10 x 13 cm., nel retto: «CARTOLINA POSTALE MPG») risale al 1908 circa. Ritrae un gruppo di uomini in borghese, molti dei quali ciclisti, all’esterno di un cortile; tra loro un tavolino sul quale spicca una fotografia a mezzobusto incorniciata dello sfortunato collega ornata da una fronda di pianta.
Il dr. Poli, all’epoca probabilmente commissario, è il primo seduto a sinistra, sotto il volto del foto ritratto.
Verosimilmente, il fotografo ha voluto immortalare una cerimonia commemorativa con cui gli amici e colleghi del Caduto lo hanno voluto ricordare.
La guardia della Questura di Palermo Bongiovanni Michele fu assassinato con una coltellata la sera del 19 gennaio 1908 nella città mentre tentava di arrestare un pericoloso malvivente, solo questo al momento posso indicare.
Da notare il personale seduto e quello per terra (agenti ciclisti), e la moda di portare i baffi, segno di virilità. Inoltre, il terzo uomo a destra della seconda fila dall’alto, con una mano regge una sigaretta e con l’altra un cartoncino di carta bianca con, al centro, una figura dalla forma ovale, forse il ritratto dello stesso Michele.
La militanza di Bongiovanni e del gruppo alla Polizia investigativa in borghese (quindi senza elementi uniformologici) della Questura palermitana comporta alcune conseguenze nell’elaborazione pubblica del lutto: l’appartenenza alla P.S. è chiarita, infatti, dall’epigrafe del manufatto commemorativo: «I Funzionari e gli Agenti di P.S.».
Ci piace pensare che quel quadro ornò una parete della Squadra investigativa palermitana dove Bongiovanni prestò servizio per perdurare idealmente la sua presenza tra amici e colleghi e che oggi, a distanza di oltre un secolo, possa indurre una seppur breve riflessione sull’importanza di “fare memoria”. E del mestiere di storico.
Infatti, le scarne notizie sul fatto d’arme (ripeto, in attesa di più approfonditi dettagli), si devono a «Il Manuale del funzionario di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza», Xlvii (1909), p. 48, Vittima del dovere.
Per approfondimenti si veda: Da sbirro a investigatore. Polizia e investigazione dall’Italia liberale alla Grande guerra (https://dasbirroainvestigatore.jimdofree.com/)