Una storia che arriva da lontano
IL BRIGADIERE NICOLA MOCCAGATTA
di Iller Frasson
Questa storia comincia quasi mezzo secolo fa quando giovane studente lavorai in un Ufficio Postale come trimestrale per guadagnare qualcosina. L’allora Vice Direttore in una delle pause di lavoro mi raccontò di aver avuto uno zio Sottufficiale di Polizia scomparso tanti anni prima in un sinistro stradale che lui e la famiglia consideravano strano. Lì per lì rimuginai un po’ su quelle parole che sapevano un po’ di misterioso e di affascinante, poi la vita prese la sua strada lontano ma senza che me ne dimenticassi mai.
Il cognome era MOCCAGATTA. La famiglia MOCCAGATTA è una famiglia illustre e radicata sul territorio alessandrino e le sue origini con l’antico nucleo sono di Castellazzo Bormida, un piccolo centro di circa 4.500 anime a 12 km dal capoluogo, vicino al fiume Bormida. Tra i tanti ricordiamo il Capitano di Fregata Vittorio MOCCAGATTA, Medaglia d’Oro e d’Argento al Valor Militare, facente parte della X^ Flottiglia MAS, che partecipò alle azioni di Suda e Malta, dove cadde in combattimento nel Luglio 1941. Giuseppe che fu imprenditore, sindaco e dirigente sportivo; a lui è intitolato lo stadio comunale di Alessandria. Franco che fu giornalista noto tra l’altro per aver condotto nel periodo 1969 – 1972, la prima trasmissione radiofonica aperta al pubblico con Gianni BONCOMPAGNI, “Chiamate Roma 3131”.
E altri ancora……nomi e vicende illustri e meno illustri tra i vari rami della famiglia, ma tutti conosciuti e stimati nella comunità locale. Castellazzo Bormida poi diede i natali ad un celebre poliziotto: il Questore Giovanni GASTI (1869-1939), criminologo,nonché l’inventore del metodo di catalogazione delle impronte digitali.
Quella storia raccontatami mi è sempre rimasta impressa ed appena avutane la possibilità cercai di reperire ogni documento possibile per saperne di più. Come tutte le ricerche non è stato facile per il gran tempo trascorso ma alla fine qualcosa è venuto fuori.
MOCCAGATTA Nicola, fu Stefano e BOIDI (altra stimata famiglia radicata sul territorio) Maria, nasce a Castellazzo Bormida (AL) il 1 Gennaio 1919 viene chiamato alle armi il 2 Maggio 1939, viene aggregato per istruzione al 42° Reggimento di Fanteria della Divisione “Modena”, rientra al Corpo della Guardia alla Frontiera a cui apparteneva e viene congedato dal Regio Esercito per arruolamento nel Corpo degli Agenti di Pubblica Sicurezza il 5 Settembre 1940. Il foglio matricolare riporta annotazioni a matita tra cui “Aspirante Allievo Carabiniere”, “idoneo all’avanzamento al grado di Caporale” “ottima condotta” dalle quali si può già intuire un carattere disciplinato, dinamico ed il desiderio di prestare servizio in un corpo di polizia. Poi la comunicazione dell’indisponibilità al richiamo alle armi in quanto Allievo Agente di Pubblica Sicurezza frequentante il 28° corso di formazione presso la Regia Scuola di Polizia di Caserta. Un’altra annotazione a matita lo segnala come assegnato alla Questura di Verona.
Impossibile sapere di più da questo momento fino agli anni antecedenti alla sua morte avvenuta il 12 Dicembre 1964 a Merano (BZ). Il sinistro, avvenuto sulla statale in prossimità di Sinigo, viene così descritto dai giornali dell’epoca. Venerdì 11 Dicembre 1964, alle ore 18:30 il MOCCAGATTA a bordo della sua Fiat 600 avrebbe iniziato un sorpasso durante il quale avrebbe sbandato andando prima ad investire un pedone che stava sull’altra lato della carreggiata e poi andando a collidere con un veicolo pesante che sopraggiungeva in direzione opposta. In tutti gli articoli si fa riferimento ad un possibile malore del conducente che decedeva per le ferite riportate all’ospedale di Merano il giorno successivo. Per ovvi motivi di riserbo evito di riprodurre gli articoli dei quotidiani dell’epoca perchè riportano i dati delle persone coinvolte che potrebbero essere ancora viventi.
Il sinistro venne rilevato dai colleghi del Distaccamento della Polizia Stradale di Merano, poi disciolto. Tutti gli Uffici interessati hanno risposto di non avere nessun documento inerente il sinistro ed il collega in generale, tranne la Procura di Bolzano che dopo mesi non ha nemmeno risposto….. Dagli articoli dei giornali, sappiamo che all’epoca del sinistro il collega, che aveva prestato servizio presso l’Ufficio Politico Investigativo della Questura di Verona, era in servizio a Bolzano, presso un “Nucleo Mobile” o “Reparto Mobile”.
E’ stato possibile parlare con una parente del Brigadiere MOCCAGATTA grazie alla cui gentilezza e disponibilità ho potuto avere qualche notizia in più. Lo descrive come una persona dal carattere forte e molto disciplinato come da educazione familiare, molto legato alla famiglia che veniva a trovare spesso e che riceveva anche nelle sedi di servizio. Mi ha raccontato (come il nipote tanti anni fa…) che in famiglia quell’incidente non aveva mai convinto e che lui si trovava molto bene a Verona ma molto male in Alto Adige dove non voleva più stare. La madre del Brigadiere ha poi dovuto intraprendere una lunga battaglia legale per vedersi riconosciuta la pensione per il servizio prestato dal figlio solo pochi anni prima della morte avvenuta nel 1976. E’ venuta fuori anche una dolce storia d’amore che Nicola aveva vissuto con una ragazza di Colonia conosciuta a Verona la quale poi ogni anno ha inviato tramite il servizio Interflora dal 1965 fino alla di lei morte avvenuta negli anni ’70, 45 rose rosse (gli anni di Nicola quando morì) nell’anniversario.
Come poliziotti e conoscitori di certe dinamiche interne possiamo solo basarci sui dati di fatto certi e fare delle domande che rimarranno senza risposta. L’allora U.P.I. insieme alla Squadra Mobile era un Ufficio di punta di una Questura e non ci si andava come ora appena usciti da un corso, ma solo dopo essere stati valutati nell’espletamento di altri servizi secondo la prassi dei percorsi professionali progressivi. Nicola risulta aver prestato servizio per molti anni all’U.P.I. della Questura di Verona ed essere stato stimato. Un trasferimento ad un Reparto Mobile (che potrebbe essere stato il “Raggruppamento Mobile “Alto Adige” che aveva la 1^ Compagnia del Contingente del 2° Reparto Celere di Padova a Merano… ) avrebbe costituito una sorta di “retrocessione” per un elemento che si presume valido investigatore. Il fatto che nella circostanza gli siano state trovate in tasca diverse carte d’identità (carte d’identità o cartellini delle carte conservati nei Comuni?) come ci ha raccontato la parente, potrebbe far pensare ad un incarico a carattere investigativo sotto copertura nel periodo del terrorismo alto atesino, affidato ad un elemento di fiducia proveniente da altra città e quindi non conosciuto in loco, magari anche valutato sulla base della conoscenza della lingua tedesca dovuta alla relazione sentimentale.
E’ ragionevole presumere che i colleghi della Polizia Stradale che hanno effettuato i rilievi lo abbiano fatto con scrupolo pur magari non sapendo del delicato incarico che svolgeva il MOCCAGATTA e quindi se l’autovettura fosse stata manomessa lo avrebbero scoperto. Ma anche di questo non vi può essere certezza dato che non è stato possibile visionare il fascicolo dei rilievi e se l’ipotesi del servizio sotto copertura fosse corretta, probabilmente i Comandanti della Specialità avrebbero potuto non esserne informati ed aver trattato il fatto come un comune sinistro stradale. Peraltro, il carattere, la formazione e l’educazione del Brigadiere MOCCAGATTA fanno pensare ad una persona che difficilmente avrebbe tenuto una condotta di guida scorretta od azzardata. Non risulta essere stata disposta autopsia quindi anche l’ipotesi di un malore improvviso non può essere verificata.
La storia e le considerazioni con le ipotesi si fermano qui. Di certo agli atti c’è solo quello che viene descritto come un sinistro al pari di tanti altri.
Concludo con due particolari raccontatimi. Nicola teneva molto alla cura della persona e pur nella condotta parsimoniosa aveva voluto concedersi un piccolo lusso secondo una moda dell’epoca acquistando un costoso paio di scarpe in pelle di coccodrillo che gli sono state sottratte nell’ultima notte trascorsa all’ospedale di Merano……il banale furto di un volgare ladro, uno spregio ad un poliziotto italiano o altro? Per principio non si esclude mai nulla ed una cosa di cui ci si dimentica spesso è che quel delicato Ufficio in cui Nicola prestava servizio allora come ora è spesso in contatto per ovvie ragioni con i Servizi di Informazione e Sicurezza.
Nel malessere espresso ai congiunti si coglie tutta la profonda solitudine e disagio di un uomo che ha obbedito agli ordini ma che vive male una situazione……La famiglia era molto credente e praticante e poco prima della di lui morte la madre ha raccontato di aver sognato il figlio che la chiamava. Personale dell’ospedale confermò che poco prima di spirare Nicola aveva chiamato la mamma.
Nicola riposa nella tomba di famiglia al cimitero di Castellazzo Bormida……..
Ognuno può trarre le conclusioni che preferisce da questa storia. Io preferisco concludere con le parole di un collega italiano del posto che mi ha aiutato nelle ricerche e che ringrazio: “Qui la tolleranza è stata ed è un grave errore”.
Lo scopo del raccontare non è la ricerca del sensazionale ma il riportare con affetto la memoria del collega nel posto dove deve stare: insieme a quella degli altri colleghi caduti. Brigadiere di Pubblica Sicurezza MOCCAGATTA Nicola: PRESENTE!
Per la Redazione Cadutipolizia: Iller Frasson
Sarebbe buona norma evitare che negli incidenti mortali dei poliziotti intervenga per i rilievi la polizia stradale, per ovvi motivi di “terzietà ” sarebbe più trasparente ed attendibile un’attività in tal senso svolta ad esempio dai carabinieri. Mi riferisco a due incidenti mortali che nel 2019 hanno interessato poliziotti (entrambi della Stradale di Livorno) uno a gennaio (Fabio Baratella) uno a novembre (Fernando Feleppa) ed entrambi con parecchie”zone d’ombra ” quanto alla dinamica ed alla richiesta di archiviazione della notizia di reato. È anche altrettanto ovvio che non sempre “in perfetta buona fede” i dirigenti delle Sezioni conducono (o ometteno di farlo) inchieste interne sull’accaduto. È passato quasi mezzo secolo ma è triste riscontrare una “strana disinvoltura” sull’argomento sia pur in presenza di un notevole progresso tecnologico e della “smilitarizzazione” della polizia di stato