Amato Giuseppe ✞ 16/06/1945
- Data:16/06/1945
- Età:58
- Corpo:Amministrazione di Pubblica Sicurezza della RSI
- Grado:Commissario Capo
- Causa:Deportazione - Prigionia per cause belliche
- Causa:Evento Bellico
- Provincia:Fiume
- Reparto:Questura Repubblicana
Venne fucilato dai partigiani jugoslavi il 16 Giugno a Grobnico ( Fiume).
Il commissario capo Amato, divenuto Questore Reggente di Fiume dopo la deportazione da parte tedesca del suo predecessore Giovanni Palatucci, era stato catturato poco dopo l’ingresso delle truppe di Tito a Fiume il 3 Maggio dello stesso anno.
Ne viene mantenuta l’appartenenza alla disciolta Amministrazione di P.S. della RSI in assenza di un decreto di transito nell’Amministrazione Civile dell’Interno.
Dopo l’invasione della Jugoslavia avvenuta nell’aprile 1941, la città di Fiume, etnicamente a maggioranza italiana ed annessa al Regno d’Italia dal 1924, era diventata una delle principali retrovie del fronte, come sede di comandi militari e di importanti industrie belliche e quindi obiettivo di attacchi aerei da parte degli Alleati e di incursioni dei partigiani jugoslavi.
A partire dall’8 Settembre 1943 e dalla dissoluzione delle Forze Armate Italiane i combattimenti e le incursioni nei pressi della città aumentarono considerevolmente con centinaia di vittime tra i contendenti e la popolazione civile. Molti appartenenti alla Polizia di Fiume cercarono di frapporsi tra i contendenti per proteggere la popolazione, come fece il commissario Giovanni Palatucci, Questore Reggente della città che protesse migliaia di ebrei e profughi civili, in accordo con i propri collaboratori e probabilmente con la Resistenza italiana di Fiume, e per questo venne arrestato dai tedeschi e deportato in Germania dove morì di stenti nel campo di prigionia di Dachau. Nel marzo 1945 le truppe partigiane jugoslave lanciarono una grande offensiva verso Trieste e Fiume, nella quale fecero ingresso il 3 Maggio dello stesso anno. Gli agenti della Questura per la maggior parte rimasero al loro posto, ritenendo di non essersi compromessi con gli occupanti tedeschi e di essersi limitati a difendere la popolazione civile. Molti degli agenti si presentarono quindi regolarmente in servizio in Questura, a quel tempo ubicata in Piazza Roma, ma qui vennero arrestati dagli uomini dell’OZNA, il servizio segreto jugoslavo.
Molti vennero fucilati nei giorni successivi nel campo di Grobnico o gettati in mare o nelle foibe carsiche fuori della città, altri ancora vennero deportati all’interno della Jugoslavia dove la maggior parte morì di stenti, maltrattamenti e malattie nei campi di prigionia. Come nel resto della Venezia Giulia e della Dalmazia la repressione a Fiume si estese a tutti gli italiani della città, coinvolgendo oltre agli uomini delle Forze dell’Ordine e ai militari italiani anche gli esponenti della Resistenza antifascista italiana e gli autonomisti fiumani. La repressione segnò la fine di Fiume italiana.
Fonte: “Albo d’Oro- La Venezia Giulia e la Dalmazia nell’ultimo conflitto mondiale” di Luigi Papo de Montona edito a cura dell’Unione degli Istriani, Trieste 1989; “Infoibati” di Guido Rumici, ed Mursia 2001