Catanese Candeloro ✞ 04/07/1949
- Data:04/07/1949
- Età:29
- Data di nascita:11/08/1920
- Provincia di nascita:Messina
- Luogo di nascita:Villafranca
- Causa:Conflitto a fuoco
- Corpo:Corpo delle Guardie di P.S. (1944-1981)
- Grado:Guardia
- Provincia:Palermo
- Reparto:Reparto Autonomo
Era in forza al Reparto Autonomo Guardie di P.S. presso l’Ispettorato Generale di P.S. per la Sicilia e componenti del Nucleo Mobile di S. Giuseppe Jato (PA), un avamposto istituito per la repressione del banditismo e la cattura della banda del famigerato Salvatore Giuliano.
Verso le 20,30 del 2 luglio, a bordo di una camionetta Fiat 1100 il Commissario dr. Mariano Lando, 35 anni, funzionario dell’Ispettorato e le Guardie Carmelo Gucciardo, 24 anni, autista, Carmelo Agnone, 28 anni, Carmelo Lentini, 23 anni, Michele Marinaro, 26 anni, Candeloro Catanese, 29 anni, Quinto Reda, 27 anni e Giovanni Biundo, 22 anni, partirono alla volta di Palermo, per recarsi all’Ispettorato, ove era stata convocata un’urgente riunione di servizio. Pochi chilometri dopo, allorchè il veicolo giunse in località Portella della Paglia, un gruppo di una decina di fuorilegge aprì il fuoco con raffiche di mitra, lanciando anche alcune bombe a mano. Le prime raffiche falciarono Agnone, Lentini e Reda, che morirono all’istante. Gli altri si precipitarono fuori dal mezzo e, facendosene scudo, risposero al fuoco con le armi automatiche. La sparatoria si protrasse per circa mezz’ora; i malviventi cercarono di accerchiare il veicolo per trucidare i poliziotti, che si difesero strenuamente, riuscendo a metterli in fuga e a chiamare i soccorsi. Purtroppo, quando questi arrivarono, trovarono sul terreno quattro feriti: Gucciardo e Biundo in modo serio, ma non mortale, mentre Marinaro e Catanese lo erano gravemente e versavano in evidente pericolo di vita. Immediatamente trasportati in ospedale, i quattro agenti furono sottoposti alle cure del caso, che però per due di essi furono disperate e vane: il Marinaro cessò di vivere poco dopo, mentre il Catanese si spense il 4 luglio, dopo due giorni di agonia.
Sul posto della sparatoria il giorno dopo confluirono diverse autoblindo della P.S. e dei Carabinieri e, durante il sopralluogo, furono rinvenute centinaia di bossoli e bombe a mano inesplose, che avrebbero potuto uccidere tutti i componenti della squadra. Per Agnone quello non era il primo conflitto a fuoco: aveva infatti partecipato a diverse operazioni conclusesi in sparatorie e, in particolare, due anni prima, a quella che aveva consentito di annientare una pericolosa banda di criminali, guadagnandosi la promozione a Guardia Scelta e l’onorificenza di Cavaliere. Le indagini non accertarono se il gruppo dei banditi si fosse appostato lì diverse ore prima ovvero si trovasse in quel luogo per pura coincidenza, certo si fece strada il sospetto che essi sapessero della convocazione a Palermo ed avessero pianificato l’agguato con cura. Il grave sospetto che la banda potesse contare su strumenti di intercettazione telefonica o su delatori o, peggio, traditori spinse il Ministro Scelba a disporre una commissione d’inchiesta, che però non apportò alcun risultato.
Fonte: Quotidiani “Giornale di Sicilia” del 3.07.1949 e “L’Ora” del 5.07.1949, archivio ritagli stampa della Questura di Palermo
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