Cocuzza Liborio ✞ 28/07/1904
- Data:28/07/1904
- Età:24
- Data di nascita:15/03/1880
- Provincia di nascita:Palermo
- Luogo di nascita:Carini
- Causa:Assassinio
- Corpo:Corpo delle Guardie di Città
- Grado:Guardia
- Provincia:Milano
- Reparto:Regia Questura
Morì il 28 Luglio all’Ospedale Maggiore di Milano dove era ricoverato in seguito alla pugnalata infertagli da un ladro quattro giorni prima.
Nel pomeriggio del 24 Luglio tre ladri rubarono una motocicletta in una bottega di falegname alla periferia del capoluogo lombardo, ma mentre si allontanavano vennero notati da un passante che, insospettito, raggiunse la Sezione di P.S. di Corso Vercelli informando il Delegato in servizio di quanto aveva notato. Il Delegato, insieme a due agenti ciclisti, uno dei quali la guardia Liborio Cocuzza, si mise immediatamente alle ricerche dei tre sospetti i quali vennero raggiunti nella località di Chiesuole di Buccinasco. L’agente Cocuzza da solo riuscì a bloccare due dei ladri, uno dei quali riuscì a divincolarsi e fuggire, ma il terzo malvivente ritornò sui suoi passi e per liberare il compagno prima che sopraggiungessero gli altri agenti, sferrò una pugnalata all’addome del poliziotto. I criminali fuggirono, abbandonando la motocicletta rubata. Il feritore si lanciò nel Naviglio, per raggiungere la riva opposta, mentre la guardia Cocuzza nonostante la sua grave ferita, riuscì ad inseguirlo per alcune decine di metri, sparandogli contro tutti e cinque i colpi del suo revolver prima di cadere a terra. I tre criminali riuscirono a fuggire, ma vennero arrestati nei giorni successivi dagli agenti della Questura di Milano. La guardia Liborio Cocuzza venne trasportata in ospedale, dove morì per la gravità della ferita subita.
Alla sua memoria venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Al successivo processo l’assassino venne condannato a trent’anni di carcere (evitò l’ergastolo solo perché di 19 anni al momento del delitto, quindi minorenne secondo le leggi dell’epoca) mentre i complici furono condannati a pene minori. Al momento della sentenza il giovane assassino derise il fratello della guardia Cocuzza, dicendogli in dialetto milanese “Io rido ancora, ma tuo fratello non ride più!”
Fonte: articolo del giornale “la Lombardia” del 20 Dicembre 1904, ripreso dal “Manuale del Funzionario di Sicurezza Pubblica e Polizia Giudiziaria” del 1905. Si ringrazia l’Ispettore Capo Vincenzo Marangione per la cortese concessione della fonte.