D’Aquale Angelo ✞ 12/11/1946
- Data:12/11/1946
- Età:20
- Provincia di nascita:Palermo
- Luogo di nascita:Palermo
- Grado:Agente Polizia Civile
- Causa:Conflitto a fuoco
- Reparto:Distretto Polizia Civile
- Corpo:Polizia Civile della Venezia Giulia
- Provincia:Trieste
Morì il 12 Novembre in un conflitto a fuoco con un estorsore in via Ghega a Trieste.
Da tempo un commerciante triestino era vittima dei ricatti di una banda soprannominata del “Leone”, dalla firma usata nelle lettere estorsive. L’uomo stanco di pagare, informò la Polizia del ricatto da lui subito e gli agenti decisero di tentare di catturare i criminali, al momento della consegna del denaro.
Il 12 Novembre il commerciante fu chiamato dagli estorsori i quali gli intimarono di consegnare la somma di 500.000 lire ad un ragazzo che sarebbe stato da loro inviato a riscuotere il denaro. Alle ore 15,15 gli agenti Angelo D’Aquale e Giusto Manganaro, appartenenti alla Divisione “Volante” della Polizia Civile ed incaricati di sorvegliare l’abitazione del commerciante, situata in Via Ghega al civico 1, notarono un ragazzo di circa 10 anni presentarsi alla porta del ricattato chiedendogli “ il pacco convenuto con quel signore”. La vittima consegnò al bambino una busta, contenente però carta straccia ed il ragazzo si allontanò dirigendosi verso una vicina trattoria, dove gli agenti D’Aquale e Manganaro lo videro consegnare la busta a un uomo, che venne da loro immediatamente bloccato.
Il sospetto si lasciò perquisire e acconsentì a seguire i due poliziotti alla Centrale di Polizia, ma prima di arrivare all’auto degli agenti estrasse dalla manica dell’impermeabile da lui indossato una pistola Beretta calibro 7,65 sfuggita alla perquisizione e aprì il fuoco contro i poliziotti, colpendo alla testa l’agente D’Aquale, il quale crollò a terra mortalmente ferito. L’agente Manganaro rispose sparando a sua volta con la propria pistola d’ordinanza e raggiungendo allo stomaco ed ai polsi il criminale, il quale cadde a sua volta al suolo. L’agente D’Aquale ed il suo feritore vennero trasportati in ospedale a bordo di un camion alleato di passaggio, ma qui entrambi morirono poco dopo il loro ricovero.
L’agente Angelo D’Aquale era figlio di un brigadiere dei Carabinieri ucciso a Gorizia nel maggio 1945 dai partigiani jugoslavi. Arruolatosi nella Polizia Civile di Trieste poco dopo la fine della guerra, D’Aquale stava per prosciogliersi per diventare impiegato presso la sede della Banca d’Italia di Palermo, città dove risiedevano i familiari.
Angelo D’Aquale lasciò la madre, tre sorelle e la fidanzata diciottenne, con la quale avrebbe dovuto sposarsi entro breve tempo.
Quando le truppe Alleate assunsero il controllo del Territorio Libero di Trieste nel giugno 1945, compresero la necessità della creazione di un corpo di polizia civile per la sicurezza e l’ordine pubblico nella zona d’occupazione. I primi agenti, di etnia italiana e slovena, vennero arruolati a Trieste e provincia, ma anche nel Friuli Venezia Giulia e presero servizio a partire dal settembre 1945. Sotto il comando del colonnello inglese Richardson, già ufficiale di Scotland Yard, gli agenti della Forza di Polizia della Venezia Giulia (più nota come Polizia Civile) seguirono tutte le vicissitudini di Trieste, sino alla restituzione della città. Nel corso dei nove anni della sua esistenza la Polizia Civile fu una delle organizzazioni di polizia più moderne d’Italia. Fu la prima infatti ad istituire un numero di pronto intervento (il 223) con il relativo servizio di controllo sul territorio da parte delle prime Volanti e ad aprire le porte all’arruolamento del personale femminile, già nel 1947. Con la restituzione di Trieste all’Italia, il 26 Ottobre 1954, gli agenti della Polizia Civile transitarono nella quasi totalità nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.
Fonte: “il Giornale Alleato” del 13, 14 e 15 Novembre 1946 “La Polizia triestina dal 1945 al 1954” di Silvano Subani, edizioni Italo Svevo, Trieste 2003.
Grazie a Nonno Giusto provo tanta ammirazione per la polizia di stato.
Mi sarebbe piaciuto seguire le orme del nonno
Salve, sono il nipote (da parte di madre, Maria Grazia D’Aquale), del Brig. Angelo D’Aquale, padre dell’Agente di Polizia Angelo D’Aquale (per i familiari Luciano), ucciso a Trieste, il 12/11/1946.
A tutta la famiglia è sempre risultato che il nonno Angelo sia “disperso”in guerra e non caduto a Gorizia nel maggio del 1945. Quanto è attendibile la notizia inerente mio nonno Angelo e dove sarebbe sepolto? Ringraziando per l’attenzione, porgo distinti saluti.
Antonio Cannistraro
Buonasera, signor Cannistraro. La prego innanzitutto di perdonarmi per il ritardo nella risposta.
Le fonti da noi consultate parlano in effetti di “disperso” per suo zio Angelo, padre dell’agente D’Aquale. Anche se divergono per le circostanze: pagine come “laltraverità” lo danno disperso il 18 aprile 1944, altre fonti quali “il Piccolo” del 13 novemnbre 1946 lo citano come disperso dal maggio 1945, ovvero dall’ingresso dei partigiani jugoslavi in Gorizia.
Purtroppo la mia citazione del brigadiere Angelo D’Aquale come “ucciso” è un mio errore del quale faccio ammenda nei suoi confronti e quelli della sua famiglia e che correggerò.
In merito ai possibili luoghi di sepoltura del brigadiere D’Aquale, se egli venne in effetti rapito nella primavera del 1944 da partigiani jugoslavi o filojugoslavi, temo che venne ucciso poco dopo la cattura: con l’attività in corso delle truppe tedesche e fasciste era improbabile che i partigiani potessero portare con loro per lungo tempo un prigioniero.
Se ha ragione invece “il Piccolo” suo zio Angelo, dopo essere stato detenuto per qualche giorno nel carcere di Gorizia, venne deportato verso est. Qui, la sorte poteva prendere purtroppo solo due strade: o venne fucilato nella selva di Tarnova, poco fuori Gorizia ed oggi in territorio sloveno e qui sepolto o infoibato (è stata ipotizzata una foiba in località Casali Nemci, della quale al momento non mi sovviene il nome sloveno) oppure morì di stenti nel campo di prigionia di Borovnica, non distante da Lubiana. Ignoro in questo caso dove il brigadiere d’aquale trovò sepoltura.
Mi dispiace di non esserle stato d’aiuto,
Distinti saluti,
isp. Fabrizio Gregorutti